“Svolta green: per l’Antitrust scarsa concorrenzialità, serve maggiore competitività ” il pezzo nel mio blog su Huffington Post.
Qui il link all’articolo: www.huffingtonpost.it/svolta-green-per-lantitrust-scarsa-concorrenzialita-serve-maggiore-competitivita
Il settore dell’economia circolare necessita di un importante cambio di marcia, a partire da una forte spinta verso maggiore concorrenza. Questo aspetto costituisce un elemento nevralgico nell’ultima relazione dell’Antitrust, che riscontra nel comparto una scarsa concorrenzialità che ne frena strutturalmente lo sviluppo.
In particolare, sul tema dei rifiuti il decreto legislativo 116/2020 traccia nuovamente il perimetro dei rifiuti urbani e di quelli speciali. Viene stabilita “la necessità di stipulare con il gestore pubblico o con l’operatore privato prescelto un accordo contrattuale con una durata minima quinquennale“. Tale previsione secondo l’Antitrust sarebbe “discriminatoria per i gestori privati, in quanto, mentre è possibile rientrare nella gestione pubblica in ogni momento e, quindi, anche prima del decorso dei cinque anni, non è consentito il contrario”.
L’Antitrust ravvisa invece che “al fine di non ostacolare la concorrenza tra i diversi operatori (privati e pubblico) del servizio di raccolta e avvio a recupero dei rifiuti estendendo impropriamente la privativa delle gestioni pubbliche si ritiene quindi necessaria l’eliminazione della durata minima quinquennale dell’accordo”.
Un nodo strategico per consentire al comparto industriale del recupero di materia dai rifiuti di consolidarsi, e rendere più solide e competitive le imprese, risiede nella tassazione. Se non si procede immediatamente a modificare il regime attualmente in vigore, il rischio concreto è che il settore dell’economia circolare si trovi affossato. Troppe realtà stanno subendo gli effetti obsoleti e distorti della Tari, che risulta ancora slegata dalla qualità e dall’effettivo servizio erogato. Una sana concorrenza non può prescindere da una netta inversione di rotta in merito. Occorre quindi garantire la detassazione completa delle attività economiche che affidano la gestione dei rifiuti al mercato.
Altro elemento condivisibile della relazione dell’Antitrust riguarda la “gestione integrata del servizio”, che – come osserva il documento – viene utilizzata impropriamente, includendo nella filiera anche le attività che devono essere fuori dal perimetro della privativa comunale, come quelle di trattamento finalizzate al recupero e riciclo, per evitare di compromettere settori che operano in regime di mercato.
Le gestioni integrate vanno quindi affidate e svolte nel rispetto del principio di concorrenza, evitando monopolizzazioni che privilegino le società controllate e/o partecipate. Incentivare le procedure competitive è quindi una leva fondamentale per incrementare la qualità e l’economicità dei servizi a beneficio dei cittadini, che invece vengono penalizzati da situazioni di monopolio, che bisogna, appunto, spezzare in favore di una salutare concorrenza.
Quelle contenute nella relazione dell’Antitrust sono parole che costituiscono la rotta da seguire senza esitazioni. Considero quindi il documento come una road map ineludibile, ma anche come una vera e propria cassetta degli attrezzi per intervenire operativamente con l’obiettivo di abbattere ogni discriminazione tra operatore pubblico e imprese private. L’eliminazione di questa barriera è la condizione necessaria per rendere compatibili e complementari transizione ecologica e sviluppo industriale.
Francesco Sicilia